FRANCESCO DEGLI INNOCENTI
Il mio percorso nel timelapse dal 2015 – La mia storia professionale

Mi chiamo Francesco Degli Innocenti, sono un fotografo professionista e il titolare di Timelapse for Business. Dal 2014 mi occupo di documentare cantieri e trasformazioni attraverso il timelapse, un percorso nato quasi per caso e poi diventato una parte fondamentale del mio lavoro. Questo articolo racconta la mia storia, dalle prime sperimentazioni alle postazioni professionali di oggi.
Non avrei mai immaginato che il timelapse sarebbe diventato una parte così importante del mio lavoro. All’inizio non avevo né esperienza né strumenti specifici: c’era solo una telefonata, quella di Ferragamo, che mi chiese se ero in grado di documentare con un timelapse tre mesi di cantiere. Era una richiesta nuova per me, ma valeva la pena provarci.
All’epoca non esistevano postazioni né sistemi pronti: nessuno sapeva davvero come affrontare un timelapse così lungo. Io ancora meno. Ma l’idea di trovare un modo, anche imperfetto, mi incuriosiva. Costruii la prima “postazione” con quello che avevo: una reflex su un cavalletto, un intervallometro, un timer e una busta antipioggia. Tutto molto semplice, quasi improvvisato.
I primi giorni furono complicati, soprattutto perché sul tetto, dove avevo messo la mia postazione, non c’era ancora l’allaccio alla corrente elettrica. Andavo sul cantiere due volte al giorno per cambiare la batteria della fotocamera. Era faticoso, ma anche stimolante: ogni piccolo progresso faceva capire che, forse, quella strada aveva senso.
La difficoltà più grande era psicologica: non esisteva alcun modo per controllare la macchina da remoto. Ogni volta che arrivavo sul posto temevo di scoprire che non aveva scattato per ore o giorni. Un temporale, un blackout, una piccola infiltrazione potevano compromettere tutto. Ricordo periodi di pioggia così intensi che l’obiettivo si era riempito di condensa e dovetti sostituirlo. Durante l’estate dovetti ridurre le mie ferie al minimo: avevo paura di lasciare la postazione senza controlli per troppo tempo.

Quando, dopo un mese, vidi che il materiale stava venendo fuori bene, tirai un sospiro di sollievo. Il video finale piacque molto anche all’azienda, e fu in quel momento che iniziai a pensare che questo tipo di lavoro potesse avere un futuro. Inserii il servizio sul mio sito senza grandi aspettative, e invece iniziarono ad arrivare richieste da varie parti d’Italia. Era tutto molto nuovo, sia per me che per chi cercava quel tipo di servizio.
Per un periodo ho continuato a usare postazioni semplici, ancora senza involucri professionali o monitoraggio. I clienti guardavano al risultato, non all’aspetto tecnico, quindi cercavo di fare il meglio possibile con gli strumenti che avevo.
Il progetto per l’opera di Anish Kapoor a Napoli fu uno spartiacque. Il cantiere era lontano e controllare tutto senza monitoraggio era molto stressante. Contemporaneamente i clienti cominciavano a chiedere se fosse possibile accedere alle immagini a distanza, cosa che con il sistema di allora non era fattibile. Questo mi spinse a progettare una postazione più strutturata: una valigetta stagna modificata, un Raspberry Pi, un software in Python che scrissi personalmente per gestire scatti, archivio e invio dati. Non era perfetta, ma risolveva tanti problemi di base.

Negli anni successivi ho avuto la fortuna di lavorare in contesti importanti: il Battistero di Pisa, il Duomo di Firenze, cantieri complessi e anche progetti che durano anni, come quello del Social Hub di Firenze. Quel lavoro, in particolare, è stato impegnativo da tanti punti di vista: quasi 190.000 foto in 6 anni, attrezzatura esposta a sole, vento, pioggia, obiettivi sostituiti più volte, un’enorme quantità di dati da gestire. Ma è stato anche uno dei progetti più formativi.

Col tempo il mio modo di lavorare si è evoluto. Le videocamere moderne hanno semplificato molte cose, soprattutto per i progetti più pratici, mentre continuo a usare le reflex quando serve la massima qualità. Non è stato un cambiamento improvviso: è stato un percorso lento, fatto di tentativi, errori, miglioramenti continui.
Se guardo indietro, la cosa che mi colpisce di più è che tutto è iniziato senza alcun piano. Solo una sfida, un po’ di coraggio e la volontà di capire come fare qualcosa che, all’epoca, nessuno stava ancora facendo così a lungo. Penso che la parte più bella sia stata proprio questa: crescere mentre cresceva anche il timelapse stesso, insieme alle persone e ai clienti che mi hanno dato fiducia quando avevo solo idee, non ancora strumenti.
Oggi il settore del timelapse è molto cambiato: la tecnologia ha reso tutto più semplice e accessibile, e il mercato si è riempito di nuovi concorrenti. A volte mi manca quella fase pionieristica, fatta di tentativi e soluzioni inventate sul momento, ma guardo avanti. Continuo a sviluppare e migliorare le mie postazioni, aggiornando ogni parte del processo.
Il valore aggiunto, però, rimane il percorso che mi ha portato fin qui: un cammino costruito passo dopo passo, cantiere dopo cantiere, imparando tutto direttamente sul campo. Credo che sia questo a rendere il mio lavoro semplice, ma autentico.
FRANCESCO DEGLI INNOCENTI
Titolare di TIMELAPSE FOR BUSINESS
