Timelapse ANISH KAPOOR

All’epoca non esistevano le postazioni professionali che utilizzo oggi: niente monitoraggio remoto, nessuna notifica, nessun modo per sapere se l’attrezzatura fosse attiva. Per questo ho lavorato con due fotocamere reflex e due intervallometri, montati su una torre metallica di 4 metri costruita apposta dagli operai del cantiere. Le due macchine avevano la stessa inquadratura: una serviva semplicemente da backup totale in caso di problemi.

Per tre mesi hanno scattato ininterrottamente, alimentate a corrente continua. Io invece scendevo a Napoli ogni due settimane per scaricare i dati e verificare che tutto funzionasse. La vera difficoltà non era tecnica, ma psicologica: per quattordici giorni non avevo alcuna certezza. Bastava un blackout o un guasto per perdere tutto senza saperlo. L’unico sollievo arrivava dalla grande disponibilità degli operatori in cantiere, sempre pronti a dare una mano.

Una volta raccolto tutto il materiale, è iniziato un lavoro di post-produzione intenso: selezione degli scatti, eliminazione di momenti morti o condizioni meteo sfavorevoli, e un deflicker professionale in più passaggi per rendere omogenee le transizioni di luce. Poi montaggio, stabilizzazione e color grading per ottenere un video pulito e coerente, in grado di raccontare con chiarezza l’intero processo di installazione.

Il risultato finale documenta senza interruzioni tre mesi di lavoro e la nascita di un’opera che oggi è parte integrante della nuova stazione.
Ma soprattutto questo progetto ha segnato una svolta personale: proprio da queste difficoltà è nata l’idea di progettare la mia prima postazione timelapse gestita da remoto che ho chiamato TLBOX REFLEX, eliminando per sempre quel margine di incertezza che aveva accompagnato ogni giorno di questo lavoro.